domenica 29 dicembre 2013

Coloro che si svegliano ogni mattina con un compito da svolgere e una missione da adempiere sono le persone più felici. Per noi della "Ghianda" ogni giorno porta con sè uno scopo supremo e una grande soddisfazione; per noi ogni giorno è Capodanno.
Vi auguriamo di vivere con determinazione ogni giorno del nuovo anno, così da comporre un diario dorato della vostra vita. In questo diario vi auguriamo, inoltre, di metterci emozioni, sorrisi sinceri, pensieri positivi, tepore e serenità familiare, solidarietà non esibita...
Auguri di cuore!!!


lunedì 9 dicembre 2013

Insieme si è più forti

"Molti adulti vedono l'infanzia come un sereno momento di preparazione all'età matura e pensano a essa come a una fase della vita sempre spensierata, priva di preoccupazioni e inquietudini. Ma per i bambini non è sempre così. Tanti problemi che ai grandi possono sembrare futili o banali sono invece vissuti come ostacoli molto difficili da affrontare. Questo avviene perchè in realtà le persone mature commettono un errore di valutazione.
Quando un adulto vede un bambino preoccuparsi per qualcosa, spesso sorride pensando alla banalità del problema. Ma così facendo trascura il fatto che il disagio maggiore non è dato tanto dalla serietà oggettiva della questione da risolvere, quanto piuttosto dal senso di solitudine e di impotenza che quel bambino prova in quel momento. E in realtà quel sorriso bonario, anzichè aiutare, può giungere a incrementare proprio quel senso di inadeguatezza che costituisce l'ostacolo principale da superare. Le preoccupazioni affrontate dai più piccoli sono spesso amplificate proprio dalla incapacità degli adulti di comprendere i loro vissuti e quindi di rispondere adeguatamente ai loro bisogni di sicurezza.
Questa mancanza di comprensione è spesso accentuata da un problema comunicativo. [...]".

Tratto dal libro "Ti racconto il mio ospedale" di Michele Capurso e proposto all'incontro rivolto a tutti i genitori di bambini con malattie reumatiche

“  INSIEME SI è Più FORTI ”

tenutosi il giorno 7/12/2013 alle ore 11:00 presso Hotel Poledrini (Viale Mezzetti n 3 , 06034 Foligno, PG )

  • Claudia Cives e Maria Allegretti (AMREI: associazione malattie reumatiche infantili) racconteranno la loro esperienza di genitori e di associazione dei bambini reumatici nella  regione Lazio.
  • La Dottoressa Maria Lo Bianco presenterà l’esperienza dell’incontro dei bambini reumatici che porterà alla stesura di un libro
  • I fisioterapisti Luca Volpini, Patrizio Sarti, Brigitte Moretti e Roberta Ermini presenteranno un opuscolo elaborato per aiutare  tutti i bambini con artrite.
  • Il Dott. Panico Roberto - RESPONSABILE  PATRONATO presenterà  le problematiche burocratiche, come per esempio quelle che  riguardano da un punto di vista medico-legale legge 104 , ecc..
  • Saranno presenti la Dottoressa Elisabetta Cortis, il Dott. Corrado Rossetti e la Dottoressa Maria  Tardi



domenica 8 dicembre 2013

DIMMI CHE MI VUOI BENE: carezze e riconoscimenti nella relazione interpersonale



LA FIABA DEI CALDI E MORBIDI

C’era una volta, molto, molto tempo fa, al di là dei monti, oltre i mari, in una splendida vallata, un meraviglioso villaggio dove vivevano Raggio di Sole e Luna Splendente, con i loro bambini. In quella vallata tutti vivevano felici e contenti. Nessun bambino si ammalava o moriva.
Per capire meglio come andavano le cose, è necessario sapere che nel villaggio di Raggio di Sole e di Luna Splendente ogni bambino che veniva alla luce trovava sempre nella sua culla un piccolo, soffice e caldo sacchetto morbido, i “Caldi e morbidi” contenuti nel sacchetto, erano delle cosine grandi come un pugno della mano di una bambina, di colore arancione, con due piccole antenne rosse. In quel villaggio i caldi e morbidi erano molto diffusi, perché in qualsiasi momento una persona ne sentiva il desiderio o il bisogno poteva prenderne uno. Quando venivano messi addosso ad una persona, la facevano sentire tutta calda e morbida per lungo tempo. Era piacevolissimo ricevere un caldo e morbido. Il vivere in quel villaggio in cui c’era un continuo scambio di caldi e morbidi era stupendo, piacevole, era anche una necessità. Gli anziani del villaggio sapevano infatti, da rari casi che si erano manifestati, che la mancanza di caldi e morbidi poteva portare a una strana malattia che avrebbe piano piano curvato la spina dorsale e addirittura in certi casi fatto appassire, e poi morire.
Il sacchetto dato in dotazione ai bambini alla loro nascita non si esauriva mai, cosicchè ognuno poteva dare caldi e morbidi quanti ne voleva, ed essere sempre ricco. In quel villaggio tutti si scambiavano i caldi e morbidi e, quindi, tutti erano contenti; la felicità, la gioia, la vivacità erano la caratteristica di quella vallata. E quanti, dopo aver attraversato mari e monti, scoprivano quel villaggio non lo abbandonavano più. la gente si frequentava molto e si scambiava reciprocamente caldi e morbidi. Con una simile abbondanza di caldi e morbidi, in quella vallata tutti erano felici e contenti.
Chi non stava bene e non provava felicità, però, era la strega, che abitava in cima alla montagna. Un brutto giorno si arrabbiò, ma di brutto, perché essendo tutti felici e soddisfatti, non avevano più bisogno di lei, delle sue pozioni magiche, dei suoi unguenti e dei sui incantesimi. Nessuno pensava a lei, nessuno l’andava a trovare. Non si sentiva importante, anzi le pareva che la sua vita fosse perfettamente inutile.
Allora, in una bella mattina di primavera, la strega si travestì da signora per bene e dalla montagna, volando sulla sua scopa, andò giù nel villaggio. Luna Splendente felice giocava in un prato con i bambini, prima di accompagnarli a scuola, e Raggio di Sole era nel bosco, intento a fare legna, mentre cantava pensando a Luna Splendente, ai suoi bambini e ai caldi e morbidi che avrebbe dato e ricevuto. La strega gli si avvicinò, lo riverì e sottovoce gli chiese: “Come vanno le cose al villaggio?”. “Bene”, rispose lui, continuando a lavorare con l’accetta e a cantare allegramente. “Come stanno tua moglie e i tuoi figli?” chiese nuovamente la strega. “Ottimamente” – soggiunse Raggio di Sole – dal momento che ci scambiamo sempre tanti caldi e morbidi. Anche questa mattina prima di uscire, io per tagliare la legna e i bambini per andare a scuola, ci siamo scambiati caldi e morbidi. Credimi. Non vedo l’ora di arrivare a casa”. “Oh bene – esclamò la strega, alzando la voce – sono contenta per te. Ma non hai mai pensato che quel sacchetto di caldi e morbidi un giorno potrebbe esaurirsi?”. E così dicendo la strega se ne volò via sulla sua scopa.
Raggio di Sole rimase un attimo perplesso, con l’accetta a mezz’aria, senza più voce per cantare. Poi raccolse la legna e si avviò verso casa. Arrivato dinanzi alla porta alla casa vide i suoi bambini che scambiavano i caldi e morbidi con i figli dei vicini e scosse la testa. Alla sera, a letto, mentre scambiava i suoi caldi e morbidi con Luna Splendente, improvvisamente si ricordò delle parole della signora nel bosco e disse a sua moglie: “E se veramente i caldi e morbidi, che sono nel sacchetto, dovessero finire?” con questo pensiero tutti e due si addormentarono, per la prima volta tristi e dubbiosi.
Il mattino dopo, Raggio di Sole uscì senza scambiare nessun caldo e morbido. Luna Splendente chiamò i suoi figli e ordinò loro di usare economia, di fare poco uso di calsi e morbidi. “Non si sa mai. Potrebbero finire”. Così la voce si sparse di porta in porta.
I figli di Raggio di Sole e di Luna Splendente incominciarono a non darne più ai loro amici: questi non li diedero ad altri. E così via, piano piano i caldi e morbidi vennero tenuti nascosti nel sacchetto. Finchè un giorno, un bambino morì. Un altro ancora. E ancora un altro. Tanti bambini morirono, poiché non ricevevano più i loro caldi e morbidi. E gli adulti erano diventati duri, gìfreddi, come il ghiaccio, indifferenti, tristi.
Allora tutto il villaggio si precipitò dalla strega per chiederle aiuto. La strega si fregò le mani dalla gioia, distribuì le sue pozioni magiche e i suoi incantesimi. Poi diede ad ognuno un sacchetto con dentro dei “Freddi e ruvidi”. I freddi e ruvidi avevano la stessa forma dei caldi e morbidi, ma erano più scuri e avevano le antennine versi. Quando venivano dati ad una persona la facevano sentire tutta fredda e ruvida, tanto da fare paura e allontanare gli altri. Ma intanto i bambini non morivano più. e gli adulti continuavano ad essere freddi e ruvidi.
Così nel villaggio di raggio di Sole e di Luna Splendente, ora tutti si scambiavano dei freddi e ruvidi per non morire. Raramente, qualcuno, qualche ragazzo innamorato, continuava a dare di nascosto, lontano da tutti, il suo caldo e morbido.
Passò di lì un mercante, proveniente da “una società multinazionale”, il quale subito sfruttò la situazione, distribuendo dei “caldi e morbidi di plastica”, i quali non facevano nulla; non facevano sentire né bene né male. Ma tanto valeva adattarsi. Caldi e morbidi autentici non si potevano dare, per paura che finissero. Freddi e ruvidi non facevano più morire i bambini, ma facevano star male (eccetto la strega che stava sempre meglio). Allora ecco, diamoci tanti caldi e morbidi di plastica. Ben presto il mercante di “molte nazioni” se ne andò, ma gli abitanti continuarono a costruirsi da loro i caldi e morbidi di plastica. Nel villaggio di Raggio di Sole e di Luna Splendente c’era ormai noia, apatia, indifferenza, menefreghismo, come se ognuno pensasse a sopravvivere il meglio possibile.
Finchè un giorno, arrivò una graziosa e splendida donna, una donna radiosa come portata dal vento. Una bellissima donna, dai lunghi capelli biondi, dagli occhi azzuri, splendenti. Questa meravigliosa signora giunse sulla piazza del villaggio, dove stavano giocando alcuni bambini. Si fermò in mezzo a loro e disse: “Bambini, non è vero che i caldi e morbidi che sono nel sacchetto finiscono. Essi durano per sempre”. E cominciò a distribuirne a quanti ne volevano. Naturalmente erano molti i tra i benpensanti quelli che la disapprovavano, anche perché si pensava che ciò fosse sconveniente soprattutto per i bambini: avevano paura dei danni per la loro educazione. Quella donna piaceva molto ai bambini. Tanto che la cercavano ogni momento.
Immaginatevi la gioia dei bambini, i quali non aspettavano che sentirsi dire questo. Incominciarono a distribuirsi i loro caldi e morbidi con gioia, tra lo stupore e l’indignazione e, perché no?, la gelosia e l’invidia dei grandi.
Ben presto fu lanciata una campagna di calunnie e di insinuazioni contro quella donna venuta nel vento. Si riunirono gli anziani del villaggio e decretarono che i caldi e morbidi (quelli autentici) non si potevano dare prima di una certa età. Stabilirono delle leggi con cui si limitava ulteriormente l’uso dei caldi e morbidi a certe circostanze, e con certe condizioni. Frattanto i bambini, incuranti di tutti, continuavano a distribuirsi i loro caldi e morbidi autentici, e a vivere nella gioia dell’aiuto reciproco e nella generosità e a crescere sani, forti, robusti e gioiosi.
Non si sa come finirono le cose nel villaggio di Raggio di Sole e di Luna Splendente.
Riuscì la spontaneità dei bambini ad avere la meglio sulle leggi dei grandi?
Non lo sappiamo, almeno per ora.


BACI COCCOLE E CAREZZE: Evento culturale sulla fiaba



C’era una volta il mondo delle favole…quel mondo dove magicamente ci siamo trovate qualche anno fa, in una giornata d’autunno…quel mondo dove tutto incanta e stupisce…tutto è fantastico eppure così reale. In questo mondo C’era una quercia. Era grande e vecchia e tutti la chiamavano La Quercia. Viveva lì da tanti anni, aveva conosciuto generazioni di scoiattoli, formiche, passerotti, persino gufi e civette! conosceva i nomi di tutte le stelle, ospitava amanti,bambini solitari, vegliava sulle notti d’amore di tante innamorati che s'incontravano pieni di gioia al chiaro di luna e incidevano i loro nomi, le loro iniziali, nella sua corteccia. allora le due ragazze Si ricordarono di lei e pensarono:- E’ la più alta e anziana del paese, lei saprà che cosa sono le “CAREZZE”!
Rallegrate da questa speranza, presero a correre più forte che potevano tanto erano curiose della risposta che la saggia Quercia gli avrebbe dato. -Quercia! Quercia! Una lieve brezza fece mormorare i rami assonnati. -Quercia, svegliati! Sai dirci cosa sono le carezze? E i baci? E le coccole!
Un ramo del saggio albero, aiutato dal vento, gli indicò il grande appezzamento di terreno davanti ai loro occhi.-Ma Quercia, cos’è questo! Noi vogliamo conoscere il vero significato delle carezze… La Quercia non rispose, ma lentamente dalla terra una radice forte e robusta si sollevò fino a formare un gradino: le invitava a salire per guardare dall’alto e scoprire l’arcano. Le ragazze accettarono l’invito e si fecero aiutare ad arrampicarsi sui suoi possenti rami, decise a scendere solo quando avessero capito il segreto delle carezze.
Allora la grande Quercia disse alle due ragazze di guardarsi intorno: siete in un grande giardino, …osservate ciò che vi circonda…guardate lì giù: ecco un pezzo di terreno che va pulito, vangato, concimato, curato se si vuole che produca i frutti desiderati…In un giardino abbandonato a se stesso crescono erbacce, spine; in esso si possono annidare animali di vario genere, parassiti. In un giardino trascurato, disordinato, non coltivato, non ci si trova bene: ci si sporca, non si vede dove posare i piedi. Le due ragazze ascoltavano affascinate. Fu come se un nuovo flusso di vita scorresse dalle radici più piccole fino ai rami più esposti, fino alle foglie; l'albero sentì che si stava allargando, sentì con le radici che anche nella terra c'era vita e calore.
“Ciò che bisogna fare – continuava La saggia Quercia -è innanzitutto verificare lo stato di salute di questo terreno…bisognerà allora Tagliare, sfrondare, potare, pulire, gettare via ciò che in superficie ingombra, dà fastidio, occupa inutilmente lo spazio.
Bisognerà Vangare, rivoltare la terra, rinfrescare e ossigenare così da poter dare respiro al terreno, portare alla luce parti prima sconosciute, mettere in evidenza potenzialità, risvegliare interessi e nuove energie…
Bisognerà ancora Curare, coltivare, preparare un terreno vivo ricco di vitamine, di sostanze nutritive perché il giardino ha bisogno di cure, chiede nutrimento, domanda rispetto.
Bisognerà quindi Nutrire, arricchire il terreno per dargli nutrimento altrimenti diventa sterile, senza vita.
Aprite le mani, ecco una mia piccola Ghianda…ora bisognerà Seminarla…la semina è qualcosa di misterioso, e la Ghianda esige un particolare tipo di terreno…un terreno che con le semplici operazioni preliminari che vi ho accennato ha ancora bisogno di qualcosa e cioè di confronto, di profonda accettazione di se stessi con le proprie paure, contraddizioni e nello stesso tempo accettazione delle paure, differenze, delle opinioni, delle posizioni dell’altro.
Guardate la Ghianda che avete in mano, prestate attenzione, non abbiate fretta, sentite la sua unicità e irripetibilità, ascoltate cosa ha da dirci, è al suo interno la motivazione a diventare quell’unica e splendida quercia,  alta e frondosa, o bassa e massiccia che la ghianda stessa cercherà di essere. Una volta anch’io ero stata piccola e avevo tratto origine da una ghianda.
Alla fine bisognerà far posto alla luce, insomma Creare le condizioni per la vita…è questo il segreto!!!
Ora permettetevi che mille splendidi soli illuminino e riscaldino, abbondanti pioggie bagnino, forti venti accarezzino e avvolgano la vostra ghianda…e ricordate che “Il futuro di ogni quercia è nascosto in ogni ghianda.