venerdì 16 marzo 2012

PSICOMOTRICITA’ PER BAMBINI E GENITORI

Un esperimento o uno stile di vita?
L’istituto Loczy, che dal 1986 porta il nome del suo fondatore Emmi Pikler, è dal 1946 una casa infantile per bambini da zero a tre anni senza famiglia presso la città Budapest in Ungheria.
Questo stabilimento pubblico è citato frequentemente nella letteratura come il “modello Loczy” per le sue concezioni pedagogiche, per la sua organizzazione interna e il suo funzionamento.
Emmi  Pikler fece i suoi studi di Pediatria a Vienna ed ebbe come suoi maestri due grandi studiosi il professor Pirquet e il professor Valzer ed i suoi anni trascorsi lavorando e studiando insieme a loro, presso l’Ospedale Mauthner Markhof, determinarono in lei  uno stile diverso di affrontare la pediatria.
Lei aveva come principio fondamentale la concezione della prevenzione come  metodo di profilassi e come strumento  per condurre ad uno sviluppo armonico del bambino.
E. Pikler, durante suoi anni di lavoro presso l’area di chirurgia dell’Ospedale, è attratta dalle statistiche degli incidenti accaduti ai bambini.
Si accorge che gli incidenti accaduti nel borgo operaio dove i bambini giocano e corrono sulle strade e si arrampicano sugli alberi hanno un’incidenza percentuale, in termini di fratture e commozioni, inferiore a quelli accaduti in altri posti più sicuri e controllati.
Evidenzia che nei borghi più eleganti della città, gli incidenti ai bambini delle famiglie benestanti, cresciuti in un clima di disciplina e d’estrema protezione, accadono all’interno delle  case o durante le passeggiate.
E. Pikler è convinta che un bambino libero di  muoversi  senza restrizioni, è un bambino più prudente e in grado di capire quali sono i potenziali pericoli e soprattutto in grado di gestire meglio  i movimenti del proprio corpo (come per esempio in una caduta a terra).

Al contrario evidenzia come il bambino sovraprotetto e “obbligato” a stare fermo, mancando d’esperienza  e non conoscendo le proprie capacità e  limitazioni, rischia, nel momento in cui viene meno la protezione, ad essere vittima di un incidente.
E. Pikler dubita che il lattante, per conquistare, mantenere, cambiare,  abbandonare una postura del corpo; imparare spostarsi, imparare a stare in piede e camminare abbia bisogno dell’intervento dell’adulto, dei suoi esercizi, delle sue istruzioni.
Dubita che un essere passivo diventi attivo sotto l’azione dell’adulto; dubita che quest’intervento possa accelerare lo sviluppo del lattante e anche se questo fosse vero  significhi un vantaggio per il suo sviluppo.
Sicura dell’ipotesi che il bambino, a seconda dal suo ritmo e suoi tentativi,  è capace di imparare meglio a sedersi, alzarsi, camminare, giocare, parlare, rispetto al bambino che viene direttamente influenzato dall’adulto per raggiungere i diversi gradi di sviluppo, decide di accompagnare i genitori, dei bimbi che assisteva, nell’ “esperimento” di confermare la sua ipotesi.  Assiste le famiglie come pediatra e fornisce ai genitori, in base alle sue permanenti osservazioni, numerosi dettagliati consigli.
Lungo la crescita del bambino, i genitori imparano ad avere fiducia nella capacità di sviluppo del proprio figlio.
Questi consigli spiegano come si possano creare e trasformare delle condizioni materiali ed emozionali affinché, delle attività sempre più varie per iniziativa del bimbo, possano svilupparsi senza la necessità d’intervento dell’adulto.
In funzione delle necessità del bimbo, insieme, individuavano accuratamente uno stile di vita tranquillo ed equilibrato, nel rispetto del ritmo del sonno e della veglia, stabilendo un regime alimentare equilibrato e  semplice, adatto all’appetito del bimbo.
Determinano la durata, più lunga possibile, del periodo che il bambino trascorre nell’area libera (sia  nella stagione estiva sia in quell’invernale).
Non intervengono per correggere i suoi movimenti e i suoi giochi, non gli insegnano niente, non gli fanno fare esercizi, ma gli assicurano uno spazio dedicato per potersi muovere liberamente anche negli appartamenti più piccoli.
Le migliori occasioni per stare insieme ai genitori sono offerte nel momento dei pasti, del cambio dei pannolini, della doccia, del vestire.
Durante tutte queste attività, i genitori non vivono in modo frenetico, prendono in considerazione le reazioni e le necessità del bambino, la sua partecipazione, rallentano la propria attività, godono insieme tutto quello che dividono con lui.
Emmi Pikler riesce a comprovare che i bimbi sono generalmente gioiosi, curiosi, vivaci e attivi, che si sviluppano armoniosamente.
Sebbene il sistema d’educazione proposto per E. Pikler esige dai genitori un’organizzazione più curata della vita e di tutto quello che sta intorno, i genitori accettano e portano avanti i suoi consigli in modo che alla fine il proprio figlio si senta lui stesso in sicurezza.
I genitori sono convinti che i propri figli hanno acquistato importanti esperienze durante le attività svolte in modo indipendente, senza il loro intervento. I genitori non credono che per considerarsi buoni genitori si debba stare sempre vicino al bambino con l’obbligo di fare qualcosa insieme a lui per tutto il tempo.
I bimbi, occupati per le attività ed esperienze indipendenti, non esigono la presenza diretta, permanente, la partecipazione o l’aiuto continuo dei genitori, giacché senza loro non si sentono impotenti. I genitori, vedono l’attività serena ed indipendente del loro figlio e consapevoli del valore che questo acquista, possono occuparsi dei suoi bisogni.
Non si sentono schiavi del loro figlio e nemmeno lo considerano come  un giocatolo. 
Questo sistema d’educazione che E. P. ha sviluppato con i genitori, riesce ad implementarlo nell’istituto Loczy. E’ convinta che è possibile creare all’interno di un’istituzione le condizione appropriate in cui i lattanti e i bambini si possono sviluppare  favorevolmente, dal punto di vista fisico e psichico, cioè sani, senza disturbi emozionali o psichici e preparati per inserirsi nel mondo di una famiglia.
E così che mediante questo sistema d’educazione, basato  sui principi e metodi esaustivi, sui dettagli, ha potuto fare di questo istituto “il modello Loczy”.
Quest’istituto ancora funziona come casa infantile, e ancora continua ad essere un modello per altre istituzioni, e perché no un modello per la famiglia, per genitori con voglia di allevare figli indipendenti; perché c’è un’idea fondamentale che non possiamo dimenticare, ed è che quest’istituto partì dalla famiglia e dall’educazione in famiglia.
E come conclusione c’è una piccola domanda aperta:
Noi, come genitori, siamo disposti a rivalutare, ripensare, o modificare il nostro sistema d’educazione coi nostri figli?
Propongo come risposta, di cominciare a farlo com’esperimento, un po’ alla volta, per arrivare a quello che sarebbe il massimo, in altre parole di farlo come stile di vita.
Quindi se siamo disposti, se abbiamo la disponibilità di rifletterci un attimo, abbiamo già cominciato l’inizio di un cambio. Adesso manca solo percorrerlo.

Articolo tradotto dalla Rivista LA HAMACA, “Loczy y su Historia” Judit Falk.
Immagini prese dal libro Datemi Tempo. Emmi Pikler. Posture e posizioni dello sviluppo motorio del bambino.



Karina Calegari
Psicomotricista




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